Quando il pessimismo cosmico bussa alla porta…
Cerchi di restare positiva, focalizzata, centrata sul tuo obiettivo.
Ma ogni tanto… quella vocina interiore auto-sabotante si rifà viva.
E lì… è già crisi.
In quel momento, nulla riesce a tirarti su il morale.
Ti fai inghiottire dalle paure, dall’ansia di non essere all’altezza.
Ti chiedi:
“Cosa sto facendo?”
Ti dici:
“Non ci riuscirò mai.”
E poi, immancabile:
“Ma cosa mi sono messa in testa?”
E subito scatta il paragone con “quelli che ce l’hanno fatta”.
A ruota… arrivano tutte le insicurezze.
Ti tendono un agguato da manuale, degno di un generale in pensione con troppo tempo libero: sanno esattamente dove colpire.
E tu, nel dubbio, alzi bandiera bianca ancora prima di combattere.
Ciliegina sulla torta, ti viene la brillante idea di confidarti proprio con la persona sbagliata. Quella che sta messa peggio di te.
Ed è un attimo che da consolata… passi a consolatrice.
Cosa fare in quei momenti?
Come non farsi travolgere dallo sconforto? Sinceramente? Non lo so.
Ci sono giorni in cui sono carica a palla, e un attimo dopo potrei fare da controfigura a Tristezza di Inside Out.
Il pessimismo? È una mia vecchia conoscenza. Un’abitudine mentale che ho respirato per anni, ereditata da chi avevo intorno. Quindi sì, caderci è facilissimo, se non si fa attenzione!
È un po’ come cambiare strada quando un gatto nero ti attraversa la via: sai che non serve a niente, ma lo fai lo stesso… perché non si sa mai.

Come spezzare questo schema mentale?
Diciamocelo: a nessuno piace essere infelice. E sicuramente dubito esista un’anima al mondo che sprizzi dalla gioia all’idea di sprofondare in un circolo vizioso. In un loop che invece di aiutarti a risalire…ti trascina ancora più giù.
No, grazie, ho già dato e ho visto che non fa assolutamente per me.
E quindi, come “ritorno in qua”?
Riprendere in mano le redini e galoppare fuori dal tunnel sembra un’impresa titanica.
Ma se la prendi a piccoli step – tipo “mangiare un elefante a fette”- diventa più gestibile.
Solitamente, in queste situazioni, mi ripeto il mio vademecum:
👉 Farsi prendere dal panico per ciò che non possiamo controllare? Inutile.
👉 Farsi sopraffare, causa ansia da prestazione, da ciò che possiamo gestire? Dannoso.
👉 Stressarsi per cose che non sono ancora successe? Un dispendio di energie!
👉 Calma e sangue freddo, ma soprattutto fermati e fai dei respiri profondi!
E poi? Nel mio caso…
Mi dedico a qualcosa che mi faccia smettere di pensare: fotografia, una passeggiata con il cane, nuoto o ancora meglio mi organizzo un viaggio di quelli che piacciono a me, lontani e sfidanti.
Oppure – come in questo momento – metto nero su bianco i miei pensieri.
Magari ne esce fuori un articolo per il blog.
Magari proprio su quel progetto che voglio realizzare.
Anche se ora ho paura di non farcela.
Perché sì: la vocina auto-sabotante si è appena trasformata in un coro gospel sotto le feste di Natale…e sta facendo di tutto per farmi cambiare idea.

✨ Ma oggi no.
Oggi scrivo.
Respiro.
E continuo.
Mi dico che è solo un pensiero momentaneo.
E che, invece di chiedermi:
“Cosa succede se va male?”
Potrei iniziare a chiedermi:
“E se invece andasse bene?”
Perché, in fondo, è tutta una questione di prospettiva.
Il famoso dilemma del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.
Ma il punto non è come lo vedi.
Il punto è: Vuoi berlo, quel bicchiere? Ti serve per dissetarti, adesso? Perché se ti limiti a fissarlo…e si tratta di un bicchiere di vino frizzantino…a un certo punto, le bollicine svaniscono.
E ti resta in bocca un gusto diverso. Non amaro, magari. Ma neanche quello che volevi.
E allora?
Le possibilità sono fifty-fifty. 50 e 50. La scelta a quale probabilità credere… spetta a noi.
Se analizzi bene la situazione – facendo un bel respiro- tutto dipende da che approccio scegli.
Dal peso che decidi di dare alle emozioni negative, rispetto a quelle positive.
E se seguire il vecchio metodo non ha mai funzionato – anzi, ha pure peggiorato le cose – non vale forse la pena provare un’alternativa?
Almeno per una volta nella vita, non vale la pena dirsi:
“Sai che c’è, vocina auto-sabotante?
Vaffanculo.
Vaffanculo a te e a tutte le parti del mio cervello che ti ascoltano.
Io, questo giro, voglio provare a crederci.”
Quindi ora me ne vado a dormire.
Accolgo lo sconforto momentaneo che ha bussato alla mia porta.
Gli offro una tisana calmante, valeriana e Rescue Remedy, gli canto una ninna nanna…E poi?
🎶 “Domani… sarà un giorno migliore. Vedraiiiiiii!” 🎶
